La città dell’accoglienza

Roma è il luogo di residenza per 385.000 persone di origine extra-italiana. Quasi un abitante su otto. La maggior parte di loro, è inserita socialmente attraverso lavori low-skilled, con forti differenze di genere.Nel 2018 gli stranieri residenti nella città metropolitana erano circa 556.000, il 15,5% della forza lavoro. Eppure a questi numeri si risponde in maniera spesso insuffciente. Al vuoto e alla farraginosità dei processi istituzionali sono sempre più spesso le associazioni e le realtà del terzo settore a dover sopperire, rispondendo ugualmente a situazioni e necessità legate alla prima accoglienza, alla formazione e all’orientamento al lavoro.

Roma è il luogo di transito e di arrivo per migliaia di persone. Le migrazioni non sono un’emergenza ma un problema strutturale che occorre governare. Per farlo, occorre fare rete con le associazioni e le realtà che sono già attive sul territorio e che si occupano di migliorare la gestione degli arrivi, dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.

Roma non deve più essere un accampamento a cielo aperto dove una umanità dolente viene umiliata e abbandonata a se stessa.

Roma può e deve mettere a disposizione immobili inutilizzati, mobilitare più’ fondi – perché’ le risorse in realtà’, ci sono – e adottare il modello dello ‘Sprar diffuso”. Dobbiamo anche lavorare perché si costruiscano sinergie a tutti i livelli, anche con le imprese, per favorire l’integrazione lavorativa delle persone che arrivano mettendo a frutte le competenze che loro hanno.

Realizzare un hub comunale per la prima accoglienza e una rete di centri di accoglienza nei municipi. Diffondere gli Sprar per i rifugiati e favorire il coinvolgimento di famiglie solidali per l’ospitalità dei rifugiati. Lavorare in accordo con la Caritas e le altre associazioni laiche e di volontariato che già svolgono un ruolo essenziale, decisivo e vitale in alcuni casi. Formare i funzionari del comune per rendere omogenee sul territorio le pratiche di accoglienza dei nuovi arrivati. Favorire la mediazione sociale e linguistica coinvolgendo anche i Dipartimenti specializzati delle Università romane, anche di quelle straniere. Un ruolo non formale della consulta migranti.

Accordi con regione Lazio e ASL per evitare la dimissione non protetta dagli ospedali e dai pronto soccorso per i senza fssa dimora e la gestione dei TSO.

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