Un dialogo tra Giovanni Caudo e Teresa Numerico, Docente di Filosofia della scienza.
Mercoledì 2 dicembre dalle 18 alle 20
Di cosa parliamo e perchè?
La smart city è una di quelle parole marketing che ha aperto la strada a una serie di interventi e di progetti che non sempre rispondono ai reali bisogni dei cittadini. In questo incontro vorremmo intanto fissare alcune informazioni di base sui dati digitali, sul rapporto tra l’estrazione dei dati, la loro gestione/proprietà e l’uso che di questi si può fare nel governo della città.
Molto spesso l’innovazione digitale è intesa nel senso dell’uso delle diverse piattaforme, delle applicazioni social o peggio nella sola spinta all’informatizzazione, poco o per nulla ci si occupa invece delle informazioni che si lasciano nel passaggio tra mondo fisico, digitale e ritorno sul mondo fisico.
Vorremmo riflettere su questi aspetti perché oggi il governo delle città non può più fare a meno di entrare in relazione con questa dimensione della conoscenza, della produzione, della ricchezza e della distribuzione di dati. Un governo che passa per i suoi diversi ambiti come la gestione dei trasporti, l’accesso ai servizi essenziali (si pensi al sociale) fino alla gestione della risorsa idrica. Ognuno di questi ambiti si può oggi avvantaggiare della gestione dei dati, ma per farlo è necessario che prima si chiarisca la proprietà dei dati e che siano i cittadini a possederne i diritti per il loro uso e non le grandi corporation, le GAFAM, come si indica oggi l’agglomerato delle corporation che sono Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft.
Questo argomento non è per nulla astratto e lontano rispetto ai bisogni quotidiani di ognuno di noi. Basti pensare cosa sarebbe oggi la nostra condizione dopo che la pandemia ci ha costretto a spostare sul digitale molta parte della nostra vita quotidiana, dalla scuola al lavoro. Vale forse il caso di ascoltare, in proposito, una testimonianza di Rodotà, in occasione di un convegno alla Camera dei Deputati, sui diritti di internet, sui nostri diritti di cittadini consapevoli e non di sudditi della rete.